Alla domanda dove sia nata la Falconeria non possiamo ancora rispondere con certezza. Le ipotesi presentano come culla della Falconeria la Cina o addirittura la Mesopotamia, tra il Tigri e l’Eufrate.
Per quanto riguarda gli Egizi si è attualmente a conoscenza della loro adorazione del Falco sacro in base alla testimonianza riportata nella tavolozza di Narmer risalente alla prima dinastia (probabilmente la più antica rappresentazione in pietra di un falco). E’ comunque da ricordare che gli egizi riconoscevano però il Falco sacro come una divinità, quella del dio Horus, non facendone quindi oggetto di caccia nonostante avessero già addomesticato numerosi animali.

La più antica informazione risale quindi ad un sovrano cinese vissuto nel VII secolo a.c.. All’epoca la Cina appariva culturalmente avanzata rispetto allo situazione europea del tempo. Già con altri animali i cinesi erano giunti a buoni risultati nell’opera di addomesticamento. Non è escluso che essi stessi abbiano potuto creare una situazione favorevole alla nascita di quest’arte. Nei reperti cinesi della dinastia Han (206 a.c.) sono riscontrabili disegni e dipinti murali rappresentanti scene di caccia con il falco.
Importante è sottolineare la presenza di un elemento probabilmente fondamentale per la diffusione della Falconeria. Changan, l’attuale X’ian, rappresentava sotto la dinastia Hang, una fiorente presenza di attività commerciali con l’estero e contava già allora circa due milioni di abitanti, avendo quindi il primato della città più popolosa del mondo. Da lì partiva appunto la via della seta, probabilmente primo veicolo di diffusione della Falconeria. Da Changan partivano quindi collegamenti commerciali verso Wuwei, Kashgar, Samarcanda, Baghdad, Palmira e Antiochia. In tal modo la Falconeria si diffuse nel mondo arabo, mentre un’altra via, all’altezza di Samarcanda, si staccava costeggiando il lago d’Aral e il mar Caspio verso nord. La via procedeva poi verso il Kazakistan, la Russia bianca e da Kiev arrivò fino in Cecoslovacchia, Austria, Germania, Italia, Francia e Spagna. L’Europa fu così raggiunta dall’arte della Falconeria, soprattutto ad opera delle ondate degli Unni che si rivelavano abili cacciatori.

La Falconeria si diffonde sempre di più, tuttavia, prima del 1000, ebbe un modesto sviluppo soprattutto per quanto riguarda il ceto medio, mentre precedentemente era prerogativa del ceto elevato. Ipotesi e supposizioni vengono fatte nei riguardi della Francia, della Germania e dell’Inghilterra, dove si pensa che la Falconeria fosse già praticata fin dal IV secolo, mentre nella Spagna fosse praticata dal V secolo.
La direttrice “europea” si consolidò verso l’800 con i Franchi di Carlo Magno, mentre la direttrice asiatica, portata da Attila fino a Costantinopoli, si consolidò verso il 700 con gli arabi che la portarono fino in Spagna.
Importante fu la diffusione delle tecniche arabe per la Falconeria, più raffinate di quelle europee e portate in occidente soprattutto con le Crociate. D’esempio è l’utilizzo del cappuccio in sostituzione della cigliatura.

Si pensa che durante le Crociate la Falconeria fosse una funzione di fraternizzazione tra i signori combattenti che arrivarono addirittura a cacciare assieme nei periodi di tregua.

Per quanto riguarda l’Italia, la Falconeria giunge da noi attraverso due strade. Dalla Sicilia per opera di arabi e normanni, e dalla Germania. L’unione di svevi e normanni fonde le due correnti di Falconeria. Primo cultore normanno della Falconeria in Sicilia fu Ruggero II, ma anche Federico Barbarossa fu un ottimo Falconiere

Ma il massimo esponente della Falconeria fu Federico II imperatore (1194-1250), nipote di Federico Barbarossa. Imperatore di fertile intelligenza, scrisse anche uno dei migliori Trattati di Falconeria sui temi etologici e naturalistici riguardante i volatili in genere ed i falconi in particolare: il “De Arti Venandi cum Avibus”. L’importanza di questo libro in ambito di Falconeria è tuttora di fondamentale importanza.
Federico dava un’estrema importanza all’arte della Falconeria. Nel suo scritto, affrontato in modo scientifico, si può notare come tutto ciò che dica sia caratterizzato da un profondo interesse per questa attività.

Per l’imperatore, una giornata senza Falconeria era una giornata persa. Anche quando era in battaglia riusciva a ritrovare ritagli di tempo in cui andare a caccia col falco. Durante l’assedio di Parma, però, i parmensi si accorsero della sua assenza e approfittarono dell’occasione per uscire dalle mura e massacrare il suo esercito.

L’idea di Federico era che il Falconiere praticasse questa attività non per il carniere, ma per addestrare il suo falco meglio degli altri e per farsi onore durante la caccia.

Nel Medioevo e nel Rinascimento la falconeria non rimane prerogativa dei signori e delle dame, ma viene praticata anche da vescovi ed abati. Un’usanza era quella di portare i falchi in Chiesa durante le sacre funzioni. Gli ecclesiastici posavano i falchi dal lato del vangelo, i nobili dell’epistola.
La Falconeria ebbe nella vita delle casate più illustri, per lo spazio di circa quattro secoli, un’importanza quale oggi sarebbe difficile da immaginare , poiché niente vi è di simile nei nostri costumi moderni.