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Storia della Falconeria
Le origini della falconeria si perdono nella notte dei tempi. Anche se non esiste una certezza assoluta sul suo luogo di nascita, molte ipotesi indicano come culla di quest’arte antichissima la Cina o la Mesopotamia, tra il Tigri e l’Eufrate.
I primi indizi concreti provengono dalla Cina, dove già nel VII secolo a.C. si hanno testimonianze dell’uso di rapaci nella caccia. Durante la dinastia Han (206 a.C.), appaiono pitture e disegni murali che raffigurano scene di falconeria.
In quel periodo, la città di Changan (l’attuale Xi’an), all’epoca la più popolosa del mondo con circa due milioni di abitanti, era il cuore dei commerci lungo la Via della Seta. Proprio grazie a questi scambi, la falconeria si diffuse verso l’Asia centrale e il Medio Oriente, raggiungendo città come Samarcanda, Baghdad, Palmira e Antiochia.
Dalla Via della Seta, l’arte della falconeria giunse in Europa anche grazie alle invasioni degli Unni, abili cacciatori.
In Europa, le prime tracce significative si trovano in Francia, Germania e Inghilterra già dal IV secolo, e in Spagna dal V secolo.
La diffusione si consolidò con:
I Franchi di Carlo Magno (verso l’800 d.C.)
Gli Arabi (intorno al 700 d.C.), che portarono le loro raffinate tecniche fino in Spagna
Durante le Crociate, la falconeria divenne anche uno strumento di fraternizzazione tra signori cristiani e musulmani, che talvolta cacciavano insieme nei periodi di tregua. A questo periodo risale anche l’introduzione del cappuccio per falchi, che sostituì la cigliatura araba.
In Italia, la falconeria si diffuse attraverso due direttrici:
Dalla Sicilia, per opera di Arabi e Normanni
Dalla Germania, con le influenze dell’Impero Svevo
L’unione di queste due correnti avvenne durante il regno di Federico II di Svevia, imperatore del Sacro Romano Impero, figura chiave per la falconeria in Europa.
Federico II (1194–1250) è considerato il massimo esponente della falconeria medievale. Intellettuale e scienziato, scrisse il celebre "De Arte Venandi cum Avibus", un trattato sulla caccia con il falco e sull’etologia degli uccelli predatori, ancora oggi considerato un testo fondamentale.
Per l’imperatore, la falconeria non era semplice caccia, ma una forma d’arte e di onore. Anche durante le battaglie, trovava il tempo per praticarla. Leggendario è l’episodio dell’assedio di Parma, in cui si allontanò dal campo per una battuta con i falchi, dando così modo ai nemici di sorprendere le sue truppe.
Nel Medioevo e nel Rinascimento, la falconeria non era riservata solo ai nobili: anche vescovi e abati la praticavano. Durante le funzioni religiose, i falchi venivano portati in chiesa: i nobili li posavano dal lato dell’epistola, mentre gli ecclesiastici da quello del Vangelo.
Per oltre quattro secoli, la falconeria fu una parte fondamentale della vita delle grandi casate europee, al punto che non esiste oggi un’attività simile nei costumi moderni.